Le donazioni hanno una franchigia che non “consuma” quella della successione.

Secondo la Cassazione infatti nell’ordinamento italiano non esiste più l’istituto del cosiddetto “coacervo delle donazioni” sin dall’entrata in vigore della riforma del 2000. Quella riforma ha introdotto il sistema ad aliquote fisse ancora oggi in vigore in sostituzione di quelle progressive a cui era collegato il coacervo. Con l’eliminazione delle aliquote progressive si deve considerare abrogata anche la norma sul coacervo. Questa l’opinione della Suprema Corte di Cassazione resa nota con due clamorose sentenze di fine 2016: la n°24940 del 6 Dicembre e la n°26050 del 16 Dicembre 2016.

Le due pronunce contengono un’interpretazione già avallata dallo studio 168-2006 dal Consiglio Nazionale del Notariato, ma contrastante con quella che l’Agenzia delle Entrate ha espresso con la Circolare 3/E del 22 gennaio 2008. L’amministrazione finanziaria aveva affermato che “ai soli fini dell’applicazione della franchigia sulla quota devoluta all’erede, si deve tener conto del valore delle donazioni in vita fatte dal de cuius a favore dello stesso erede.” In altri termini secondo il fisco il valore delle donazioni fatte in vita “consumerebbe” la franchigia da applicare in successione.

Immaginate un patrimonio di 1.600.000€ che un genitore vuole trasferire ad un figlio in due tranche: una in donazione e l’altra in successione.

La tesi sostenuta dall’Agenzia delle Entrate sull’esistenza del coacervo prevede che la donazione di 800.000€ a favore del figlio ridurrebbe la franchigia da applicare in successione dal 1.000.000€ previsto a 200.000€. Ne consegue che sul rimanente patrimonio di altri 800.000€ in eredità il figlio subirebbe imposta su 600.000€.

Secondo le più recenti opinioni della Corte di Cassazioneinvece il coacervo non esiste più e quindi nel caso ipotizzato la donazione al figlio di 800.000€ non consuma alcuna franchigia in successione. Il rimanente patrimonio di 800.000€ ottenuto dal figlio in eredità non dovrà subire quindi alcuna imposta di successione.

Tali sentenze offrono un’altra motivazione alla pianificazione successoria delle famiglie italiane perché rende ancora più conveniente la pianificazione del trasferimento di ricchezza attraverso un piano che prevede l’assegnazione di alcuni asset in donazione e l’assegnazione di altri in successione, traendo vantaggio anche da una tassazione ancora molto bassa (strano, ma vero) rispetto agli altri Paesi europei.

(fonte http://professional.advisoronline.it/blog/gallo/40447-la-donazione-puo-far-risparmiare-sull-imposta-di-successione.action)