Il quadro europeo

Resta ampio il margine di vantaggio di Macron su Le Pena tre giorni dal voto nel ballottaggio. La settimana prossima si analizzeranno i riflessi delle elezioni sui mercati.

Brexit: tra UE e UK è scontro!

Sempre sul fronte politico, si segnala il primo incontro al vertice per la discussione sulla Brexit. La cena fra May e Juncker sembra sia stata un fallimento totale, con posizioni che restano decisamente distanti fra le parti. Questa cena permette di fare alcune considerazioni di fondo sulla vicenda e sul suo futuro svolgimento:

  • Sapendo che la scadenza dei negoziati è fissata per la fine di marzo 2019, è impensabile che all’inizio delle trattative una delle due parti faccia qualunque concessione. Il cammino più probabile è quello che prevede litigi continui per gran parte dei due anni e una soluzione a ridosso della scadenza.
  • Le due parti – soprattutto gli inglesi – preferirebbero trattative riservate ma questo, come si è visto, è chiaramente impossibile sia perché con cadenza ravvicinata bisogna informare il parlamento europeo, sia perché non si può tenere nascosto il negoziato ai media. Ciò rallenta ancora di più una trattativa che non vorrà essere continuamente giudicata dall’opinione pubblica.
  • Il nodo principale resta monetario ma, certamente, fra le richieste europee – 60 miliardi di euro – e il rifiuto netto degli inglesi di pagare anche un solo euro si troverà una ragionevole via di mezzo.
  • Infine, le elezioni inglesi anticipate servono anche a non trovarsi fra tre anni a dover votare in una situazione potenzialmente pericolosa per il governo inglese, in caso non venga raggiunto alcun accordo con l’Unione europea.

Le scelte della BCE fanno esultare i mercati

La Banca centrale europea si muove con grande equilibrio per convincere il mercato che i tassi possono rimanere bassissimi anche in presenza di un certificato aumento della crescita. Nella riunione di giovedì scorso, Draghi ha detto che la miglior crescita non è motivo di rialzo dei tassi perché il mandato della BCE riguarda solo l’inflazione. Certo è, però, che normalmente maggior crescita porta inevitabilmente a prezzi più alti, come si è visto nella tornata di aprile dove l’indice europeo è rimbalzato dall’1.5% all’1.9%, dopo il calo del mese precedente. Questa volta non si può dare la colpa alla benzina, perché anche l’indice depurato da cibo ed energia è salito dallo 0.7% all’1.2%. Per i mercati azionari, come dicono gli inglesi, “so far so good”: finché dura va bene così. Un ambiente con buona crescita e tassi ai minimi è il migliore per qualunque valutazione dei titoli azionari.

 

Il contesto americano

Il calo delle scorte e dei consumi elettrici frenano il GDP…

Il GDP del 1° trimestre in America è cresciuto solo dello 0.7% annualizzato, ma a causa di soli due fattori: un brusco calo delle scorte e un altrettanto brusco calo dei consumi elettrici dei cittadini, a causa dell’inverno particolarmente mite. La crescita dovrebbe tornare nel secondo trimestre al ritmo del 3% o più. 

…ma la FED è pronta ad alzare i tassi

La bassa disoccupazione sta portando, finalmente, a salari più alti: l’indice che li misura trimestralmente è salito a un ritmo non più visto dal 2007, portando l’incremento annuo vicino al 3%. Di questo si è accorta la FED che, nella riunione di ieri, ha fatto intendere di essere pronta ad alzare nuovamente i tassi in giugno, nonostante il congiunturale calo della crescita.