(di Andrea De Gaetano – Olympia Whealth Management)

L’ipotesi di un impeachment di Trump spaventa i mercati.

Una cosa che gli americani detestano più di pigrizia e obesità è la menzogna.

Se potevano esser pronti a chiudere un occhio davanti al sovrappeso di Trump, in cambio di un taglio delle tasse di oltre il 50% (dal 35% al 15%), potrebbero non riuscire a superare il tabù di essere governati da un bugiardo.

Come ha fatto notare nei giorni scorsi Alan Friedman sul Corriere della Sera, i tentativi di nascondere la verità sono costati cari ad altri presidenti Usa. Esempio celebre, Richard Nixon costretto alle dimissioni nel 1974, a seguito dello scandalo del Watergate: il tentativo di insabbiare la verità pesò più ancora dell’abuso di potere.

Certo, Friedman non è mai stato un sostenitore di Trump (tutt’altro!), ma tant’è…

http://www.corriere.it/opinioni/17_maggio_14/incognita-donald-trump-312f3064-37ef-11e7-ad4d-8609abc1aa8e.shtml

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Nelle scorse settimane, la quiete del principale indice di Borsa mondiale, l’S&P 500, meravigliava gli investitori.

Lanci missilistici a lunga gittata della Corea del Nord, cyber attack di portata mondiale, saliscendi vertiginosi di petrolio, materie prime e valute: nulla sembrava scalfire la calma dell’S&P500, sui livelli di volatilità minimi dal 1993, più simile a un monaco zen in meditazione profonda che a un indice di Borsa. L’S&P 500, prima dello scoppio di volatilità di mercoledì, ha inanellato 9 sedute consecutive con oscillazioni inferiori allo 0.5% da chiusura a chiusura, la più lunga serie dal 1969. E 17 chiusure consecutive del VIX sotto 11, mai accaduto nella storia. Un paio di giorni fa, il peso massimo El Erian, capo economista di Allianz, ammoniva “una volatilità inusualmente bassa può essere pericolosa per i mercati”.

https://www.bloomberg.com/view/articles/2017-05-15/unusually-low-volatility-can-be-dangerous-for-markets

L’escalation del Russia Gate di Trump è stata la scintilla che ha fatto scoppiare la volatilità.

Un brusco risveglio per il VIX balzato da 10.50 della chiusura di martedì, a 11.89 dell’apertura di mercoledi, fino a 16.30 oggi (giovedì 18 maggio). L’S&P è sceso improvvisamente, in scia alle Borse europee che già dalla mattina avevano iniziato a correggere.

Balzo del VIX, noto come indice della paura, misura chiave delle aspettative del mercato sulla volatilità a breve termine, espressa dai prezzi delle opzioni sull’indice S&P500.

Balzo del VIX, noto come indice della paura, misura chiave delle aspettative del mercato sulla volatilità a breve termine, espressa dai prezzi delle opzioni sull’indice S&P500.

Le ultime 9 sedute di Borsa hanno visto protagonisti petrolio einflazione.

Il petrolio, che a metà aprile quotava oltre 55 dollari al barile, è crollato fino a 43.76 dollari al barile del 5 maggio, per risalire fino in area 49 di oggi.

La velocità del sell-off in area 43 dollari ha fatto pensare a liquidazioni forzate da parte di qualche operatore in difficoltà, piuttosto che a sole ragioni di tipo fondamentale. Nessuna rilevante novità nel mix di fattori che tra fine aprile e inizio maggio aveva preoccupato i trader: eccesso di scorte, perdita di fiducia nella capacità dell’OPEC di sostenere i prezzi, esportazioni di petrolio maggiori del previsto da parte degli stessi produttori OPEC, aumento della produzione a 9.3 milioni di barili al giorno da parte degli Stati Uniti sui livelli massimi dal 2015. Tali preoccupazioni sono state stemperate nei giorni scorsi, innescando un forte rimbalzo del petrolio, tornato in area 49 dollari al barile. Arabia Saudita, leader dell’OPEC, e Russia, principale produttore mondiale, hanno detto che appoggeranno l’accordo di taglio alla produzione fino a marzo 2018. Decisivo sarà l’esito della prossima riunione dell’OPEC il 25 maggio. Libia e Nigeria, che erano state esentate dai tagli alla produzione nell’ultima riunione dell’OPEC, costituiscono l’anello debole della catena. Nel frattempo, sono migliorati anche i dati sulle scorte di petrolio.

https://www.ft.com/content/bfeff200-3922-11e7-821a-6027b8a20f23

Grafico orario Crude Oil Future, scadenza giugno 2017, da febbraio al 17 maggio 2017

Grafico orario Crude Oil Future, scadenza giugno 2017, da febbraio al 17 maggio 2017

Più sorprendente del petrolio, invece, è l’andamento del Bloomberg Commodity Index tornato sui minimi di novembre, prima che la vittoria di Trump innescasse il reflation trade dei primi mesi dell’anno.

https://data.bloomberglp.com/indices/sites/2/2016/01/BCOM-Calculation-Primer.pdf

I prezzi delle materie prime e dei metalli non hanno seguito l’ascesa degli indici di Borsa, rimanendo vicino ai minimi degli ultimi vent’anni.

Grafico del Bloomberg Commodity Index dal 1991 al 17 maggio 2017: tornato sui minimi da novembre 2016. Fonte FT.com/Bloomberg

Grafico del Bloomberg Commodity Index dal 1991 al 17 maggio 2017: tornato sui minimi da novembre 2016. Fonte FT.com/Bloomberg

Il crollo dei prezzi delle materie prime unito a una ripresa dei prezzi dell’energia, sta mietendo vittime nel settore del trasporto marittimo, attraverso il quale passa circa il 90% dei volumi del commercio mondiale. I prezzi dei noli marittimi sono scesi, mentre i prezzi dei carburanti delle navi sono saliti. La sudcoreana Hanjin Shipping, settimo operatore mondiale nel trasporto navale, nata nel 1977, non è riuscita a risollevarsi dal tracollo dei noli marittimi e nel febbraio di quest’anno ha dichiarato fallimento.

Negli Stati Uniti, il tema caldo, oltre a Trump, è quello del rialzo dei tassi d’interesse da parte delle Federal Reserve. Con un livello di disoccupazione sceso al 4%, minimi dal 2007, e un’economia in ripresa, la Fed ha sempre meno scuse per lasciare il costo del denaro ancora vicino ai minimi storici. Nelle scorse settimane, i dati sui prezzi alle importazioni USA e i prezzi alla produzione, entrambi saliti oltre le attese, dello 0.5% in aprile, lasciavano immaginare un’inflazione al rialzo negli Stati Uniti, cosa che aveva fatto rafforzare il dollaro con il cambio euro/dollaro sceso da 1.1032 a 1.0838. La doccia fredda sull’inflazione è arrivata venerdì scorso, insieme alle vendite al dettaglio, in calo. L’inflazione ha fatto tre gradini in discesa negli ultimi tre mesi, passando dal 2.7% di febbraio, al 2.4% di marzo, al 2.2% in aprile 2017. Il dollaro si è svalutato di conseguenza, con il cambio euro/dollaro arrivato fino a 1.1172 di oggi.

https://www.bls.gov/news.release/ximpim.nr0.htm
https://www.bls.gov/news.release/ppi.nr0.htm

Grafico settimanale Eurodollar Futures dal 2002 al 17 maggio 2017. Contratto sui tassi d’interesse a tre mesi sui depositi in dollari al di fuori degli Stati Uniti. Finita l’epoca dei tassi a zero?

Grafico settimanale Eurodollar Futures dal 2002 al 17 maggio 2017. Contratto sui tassi d’interesse a tre mesi sui depositi in dollari al di fuori degli Stati Uniti. Finita l’epoca dei tassi a zero?

Operativamente e per concludere

È presto per parlare di impeachment di Trump, ma il solo pensiero basta ai mercati per iniziare a scontare in anticipo. Se anche impeachment non fosse, Trump si troverà senza dubbio indebolito nel presentare i vari piani di riforme su cui i mercati hanno finora scommesso tanto. Se il Russia Gate dovesse prendere una piega ancora peggiore di quella che ha già, sarebbe la scusa ideale per far correggere i mercati, dopo mesi di salita continua.

Detto ciò, il calo dell’inflazione e del prodotto interno lordo, avanzato dello 0.7%, meno delle attese, nel primo trimestre 2017, e a un passo decisamente più moderato del 2.1% del trimestre precedente, fanno da contraltare, dando man forte alla Fed nell’essere il più dolce possibile nel rialzare il costo del denaro.

I dati sull’inflazione europea sono invece usciti in linea con le attese all’1.9% nel mese di aprile. Tutto ciò prospetta un outlook supportivo per il cambio euro/dollaro, in ottica strategica.

In ottica tattica, di breve, rimane alta la probabilità che, dopo il rally degli ultimi giorni, l’euro ritorni sui suoi passi, con l’idea di chiudere il gap rimasto aperto in area 1.0730.

Eventuali nuovi massimi dell’Euro in area 1.1170-1.1280 dovrebbero costituire una buona opportunità di vendita contro dollaro, con obiettivo 1.0930-1.0750, livelli di acquisto.

Tassi d’inflazione in Europa, in aprile 2017. Fonte Eurostat http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/8022798/2-17052017-AP-EN.pdf/c39a1ded-53a3-42a7-94d9-17baf3a08a74

Tassi d’inflazione in Europa, in aprile 2017. Fonte Eurostat http://ec.europa.eu/eurostat/documents/2995521/8022798/2-17052017-AP-EN.pdf/c39a1ded-53a3-42a7-94d9-17baf3a08a74

L’adagio sell in may and go away, già citato nella scorsa newsletter, vale anche per questa.

Stesso suggerimento vale per i bond: è vero che in caso di mercati azionari in discesa le obbligazioni di qualità di solito si comportano bene, ma da entrambe le sponde dell’Atlantico l’inflazione è molto più alta di prima e questo, strategicamente, non farà bene alle obbligazioni.

Eventuali rimbalzi saranno opportunità di vendita: i mercati potrebbero far finta di niente e provare a salire ancora per un po’, ma i rischi stanno diventando sempre più sproporzionati agli eventuali margini di guadagno. La possibilità che gli algoritmi automatici che ormai regolano oltre il 70% degli scambi si girino contemporaneamente al ribasso è più concreta di qualche tempo fa.

Grafico giornaliero S&P500 dal 2014 al 18 maggio 2017

Grafico giornaliero S&P500 dal 2014 al 18 maggio 2017

Per questo motivo, pur mantenendo posizioni al rialzo su singoli titoli, nell’ottica di una rotazione settoriale, rimaniamo coperti con vendita di futures sugli indici di Borsa e sui Governativi, per ridurre la volatilità.

Mai trovarsi in coda a un’uscita di emergenza!

Buon fine settimana a tutti!

(fonte Andrea De Gaetano – Olympia Whealth Management)

 

 

 

 

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