Fa molto discutere l’affermazione del Prof. Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano: “Da un punto di vista clinico il coronavirus non esiste più. Qualcuno terrorizza il Paese”.

Immediatamente si sono sollevate le voci di altri Professori che la pensano in modo opposto.

Non entro nel merito di chi ha ragione e chi no; voglio invece approfondire il come reagiamo a queste informazioni.

Le molte persone afflitte da “sindrome della capanna”, con la fobia ad uscire di casa, prenderanno per buone solo le affermazioni degli esperti che confermano le loro paure.

Viceversa chi si è già lanciato nella “movida”, rimuovendo o negando il rischio pandemico, prenderà per oro colato le parole di Zangrillo.

A tutti noi piace avere ragione! Proprio per questo consideriamo vere le notizie che confermano quello che già pensiamo, mentre in un qualche modo “rifiutiamo” quelle che ci danno torto.

Tutta colpa dei bias cognitivi, che rappresentano il modo in cui il nostro cervello distorce la realtà (a fin di bene s’intende!).

La ricerca per identificare gli errori in cui la nostra mente può incorrere è in continua evoluzione tanto che la lista dei bias cognitivi che hanno ricevuto conferma cresce continuamente.

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Nel comportamento capanna/movida possiamo individuarne diversi: il più evidente è il Bias di conferma (confirmation bias): è nella nostra natura dare maggiore rilevanza alle sole informazioni in grado di confermare la nostra tesi iniziale, quelle appunto che ci danno ragione!

I bias cognitivi non sono altro che delle scorciatoie che la nostra mente quotidianamente utilizza, in modo autonomo ed automatico, per risparmiare energie e prendere decisioni in modo più rapido: peccato però che queste scorciatoie ci conducano a volte a prendere decisioni sbagliate.

Che c’azzecca allora Zangrillo con la finanza?!?

Beh, in effetti direttamente il Professore non c’entra nulla!! ????????

L’ho preso solo come esempio per i bias cognitivi che ci affliggono.

Perché quando parliamo di finanza i bias c’entrano eccome!

Qualche esempio?

Ti è mai capitato di riporre eccessiva fiducia nelle tue capacità previsionali? O di esprimere opinioni e giudizi a posteriori (il famoso senno del poi)? Per non parlare della tendenza a considerare più rilevante una perdita che un guadagno di pari entità, che porta a mantenere titoli in perdita e a cedere titoli in crescita. O l’investire solo su titoli che “conosciamo”, anche se sarebbe meglio dire che “crediamo di conoscere”.

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La nostra mente è senza dubbio una delle più raffinate creazioni della natura, eppure ogni tanto va in “tilt” e ci fa comportare come degli asini totali. Perché? E’ evitabile? Come possiamo prendere decisioni migliori, decisioni che ci avvicinino ai nostri traguardi, invece che allontanarcene?

La risposta è sì, possiamo certamente evitare di cadere nelle “trappole” dei bias cognitivi.

E’ soprattutto questo il valore aggiunto che può darti un consulente finanziario esperto, che da anni studia la finanza comportamentale e il processo di correzione degli errori (cd. debiasing):

l’aiutarti a prendere le corrette decisioni, non viziate dall’emotività e da pregiudizi errati.

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