Amleto:
Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine?

Insieme al conto corrente, l’investimento più amato dagli italiani è certamente il titolo di Stato.

Passati gli anni gloriosi dei BOT, titoli che durano al massimo 12 mesi, con rendimenti a due cifre (dobbiamo andare indietro a prima degli anni ‘90…), ora sono i BTP, titoli a tasso fisso a durata pluriennale, che attirano i risparmi degli investitori italici.

Nonostante rendimenti tutt’altro che scintillanti!

Prova ne è il successo delle ultime emissioni speciali di BTP legati all’emergenza Covid: il BTP Italia e il BTP Futura.

I titoli di Stato, come tutte le obbligazioni (bond in gergo) non sono altro che prestiti che i sottoscrittori concedono a chi emette le obbligazioni.

L’emittente per contro si impegna a restituire il capitale ad una scadenza prestabilita, riconoscendo agli investitori un interesse.

Normalmente, più avanti nel tempo è previsto il rimborso e più alto è l’interesse che viene riconosciuto.

Alla stesso modo, più è considerato “a rischio” l’emittente (rischio cioè che possa non essere in grado di restituire il capitale prestato), più è alto l’interesse convenuto. Il cosiddetto “premio per il rischio”.

Fin qui tutto bene. O forse no…

Gli effetti magici del Quantitative Easing

Gli effetti magici del Quantitative Easing

Perché negli ultimi anni, soprattutto grazie agli enormi acquisti di titoli obbligazionari effettuati dalle banche centrali (il Quantitative Easing), i rendimenti offerti dalle obbligazioni sono scesi in modo vertiginoso.

Arrivando addirittura ad essere “negativi”: presto 1.000 euro e me ne vengono restituiti, magari dopo 10 anni, 950!

Com’è possibile? Cerco di spiegarmi.

Il rendimento di una obbligazione è dato dalla differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di rimborso (solitamente il valore nominale), a cui vanno sommati tutti gli interessi che verranno pagati duranti la “vita” del titolo.

Il prezzo delle obbligazioni risente, come tutti gli altri beni, delle dinamiche di acquisto e vendita del mercato.

Quando c’è molta richiesta il prezzo sale, viceversa quando prevalgono le vendite il prezzo scende.

Gli acquisti delle banche centrali hanno generato un costante “eccesso di richieste di acquisto”, pertanto il prezzo è salito (e continua a salire) anche ben oltre il valore a cui verrà rimborsato a scadenza, interessi compresi!

Esempio lampante i titoli di stato tedeschi (bund):

il titolo con scadenza a gennaio 2030, che garantisce una cedola annua del 6,25%, è quotato oggi 165.

Attenzione perché alla scadenza, tra poco meno di 10 anni, l’obbligazione sarà comunque rimborsata a 100, anche a chi la compra oggi a 165!

E’ vero che incasserò 10 anni di cedole al 6,25% (il 5,468% netto), ma mi ritroverò alla scadenza con meno soldi di quelli che ho investito (e tutto questo dopo 10 anni!).

E dobbiamo aggiungere l’effetto dell’inflazione!

tassi al 26-8-20.png

Bada bene, questi rendimenti non riguardano solo i titoli tedeschi, ma anche quelli di tantissimi altri emittenti.

In Italia va un pochino meglio per gli investitori perché almeno il rendimento complessivo è positivo, anche se solo un “misero” 1% (lordo) per il titolo con scadenza 2030.

Il motivo della differenza tra titoli italiani e tedeschi? Ricordi quando prima ti parlavo di “premio per il rischio”? Ecco, la differenza tra il rendimento del titolo di stato tedesco a 10 anni e quello italiano, sempre a 10 anni, identifica il “premio” per l’investitore che decide di prestare soldi allo stato italiano invece che a quello tedesco. E questa differenza è chiamata spread, ne avrai sicuramente sentito parlare!

Queste “droga” delle banche centrali che gonfiano a dismisura i prezzi di titoli di stato e obbligazioni sta limitando tantissimo gli investimenti in bond.

Qualche buona opportunità però c’è ancora: come ad esempio gli investimenti in private debt, titoli di credito emessi da aziende private che uniscono le esigenze di credito delle imprese con la domanda di rendimenti più alti da parte degli investitori.

Al momento gli interessi medi corrisposti in queste operazioni private sono di circa il 5%, ben più generosi rispetto a quelli offerti dai “nostri” tanto amati BTP.

Richiamando Amleto, a meno che tu non ritenga più nobile soffrire per l’oltraggiosa fortuna offerta da miseri titoli di Stato, è sufficiente combattere gli affanni di valutare soluzioni diverse da quelle a cui sei abituato per trovare le giuste soddisfazioni.

Contattami, sarà un piacere potertene parlare.

Tassi reali delle obbligazioni con inflazione e bollo Monti

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