Il Private Equity è l’attività che coinvolge un soggetto che effettua investimenti a lungo termine in piccole, medie e grandi imprese con l’obiettivo di renderle più grandi, forti e redditizie. Si tratta di un investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, per valorizzare l’azienda oggetto di investimento ai fini della sua dismissione entro un periodo di medio-lungo termine.
Il settore del Private Equity può svolgere un ruolo importante nel sostenere l’economia di un Paese e creare al tempo stesso valore duraturo per gli investitori.
In questo articolo parleremo di:
- Origini ed evoluzione del mercato del Private Equity
- Dimensioni e performance dell’asset class
- Il ruolo del Private Equity in Italia
- Il Private Equity come nuova forma di investimento per i privati
Origini ed evoluzione del mercato del Private Equity
La lunga storia del Private Equity affonda le sue radici nel mondo degli affari e degli investimenti.
L’inizio degli investimenti privati dall’800 alla metà del Novecento
Già nel XIX secolo i banchieri e gli imprenditori iniziarono a finanziare lo sviluppo delle imprese emergenti attraverso investimenti privati di finanziatori individuali o famiglie benestanti.
Nel secolo scorso in USA Georges Doriot fondò uno dei primi fondi di investimento rivolti al sostegno di aziende in crescita (American Research and Development Corporation), fondamentale per lo sviluppo di società come Digital Equipment Corporation, tra i primi produttori di computer al mondo.
Gli investimenti in Private Equity dagli anni ’70 a oggi
Negli anni ’70 e ’80 il settore del Private Equity ha continuato a crescere e a diversificarsi. Sono stati creati numerosi fondi dedicati di venture capital e buyout, con l’obiettivo di finanziare imprese emergenti ad alto potenziale o di acquisire aziende mature per riorganizzarle e rilanciarle. Una spinta propulsiva fu data dall’afflusso di ingenti capitali di fondi pensioni americani in seguito al cambiamento della normativa (Employee Retirement Income Security Act) che consentì l’impiego di risorse nell’asset class.
Negli anni ’80 divenne popolare il modello di acquisizione noto come “leveraged buyout” (LBO), cioè l’acquisto di un’azienda utilizzando una combinazione di capitale proprio e debito. Il ventennio successivo ha poi registrato una crescita impressionante grazie all’aumento di fondi dedicati concentrati nella gestione di capitale di investitori istituzionali (fondi pensione e fondazioni) alla ricerca di potenziali rendimenti elevati.
Nonostante la riduzione della disponibilità di credito e una diminuzione delle opportunità di investimento successive alla crisi finanziaria del 2008, il settore si è ripreso negli anni successivi e ha continuato a crescere. Oggi il Private Equity è diventato un’industria globale con fondi attivi in tutto il mondo: copre una vasta gamma di settori industriali e aree geografiche, e ha un ruolo determinante nel finanziamento di molte delle principali aziende tecnologiche e dell’innovazione.
Dimensioni e performance dell’asset class
Il Private Equity come asset class rientra nel più ampio universo dei mercati privati, che dalla crisi finanziaria globale del 2008 a fine 2022 hanno registrato una crescita significativa sia nella raccolta di fondi che nelle performance registrate in tutte le classi di attività. Anche nel 2020, quando l’attività si è brevemente arrestata durante i primi mesi della pandemia di COVID-19, i mercati privati hanno ripreso a crescere dalla seconda metà.
Le masse relative a questo settore sono importanti e si attestano a 7,6 trilioni $ nel 2022. I rendimenti dell’asset class del Private Equity a lungo termine sono rimasti robusti e resistenti. L’Internal Rate of Return (IRR) netto mediano delle annate dei fondi di Private Equity (2009-19) è del 20,1% (dati al 30 settembre ’22). Nella fascia alta dei fondi migliori la performance dell’asset class è stata di spicco, con i fondi del quartile superiore che hanno prodotto un IRR netto del 29,8% o superiore.
Il ruolo del Private Equity in Italia
Il Private Equity può risultare particolarmente importante per le aziende italiane e in generale per la crescita dell’economia del nostro Paese. È una fonte di capitale potenzialmente necessario per lo sviluppo soprattutto di PMI (Piccole e Medie Imprese) domestiche, che possono avere difficoltà ad accedere a finanziamenti attraverso il canale bancario tradizionale e con la necessità di espandersi e innovarsi. Il Private Equity fornisce capitale fresco e risorse finanziarie essenziali per sostenere l’espansione, l’introduzione di nuove tecnologie e la nascita di nuovi prodotti e servizi.
I gestori professionisti di fondi di Private Equity dedicati lavorano poi a stretto contatto con il management aziendale per sviluppare piani strategici, rafforzare la gestione e migliorare le operazioni aziendali. In alcuni casi, il Private Equity può essere coinvolto nell’acquisizione di aziende in difficoltà finanziarie o con problemi operativi, che necessitano di modifiche necessarie per migliorare l’efficienza e rendere l’azienda nuovamente redditizia.
Elemento centrale nell’attività di questa asset class è la creazione di nuovi posti di lavoro. Da una analisi di 159 società su cui i fondi sono tutt’ora presenti nel capitale, emerge che dalla data dell’investimento ad oggi i posti di lavoro sono aumentati dell’8%; se si restringe l’analisi alle PMI la crescita dei posti di lavoro è del 34%. Se invece si analizzano 420 aziende che negli anni hanno registrato l’ingresso e poi anche l’uscita del fondo di Private Equity, il risultato è ancora più consistente: i posti di lavoro complessivi sono aumentati del 41%.
Il Private Equity come nuova forma di investimento per i privati
Fino a poco tempo fa in Italia l’accesso a investimenti di Private Equity era limitato solo a soggetti istituzionali o a famiglie con grandi disponibilità finanziarie, con soglie di accesso che risultavano troppo elevate per gli altri investitori.
Le novità regolamentari introdotte recentemente hanno ampliato le opportunità di investimento per i risparmiatori domestici. L’abbassamento dell’investimento minimo da 500.000 € a importi minori consente a un numero maggiore di investitori potenzialmente interessati di valutare il Private Equity come nuova asset class da inserire nei propri portafogli, nel rispetto della normativa vigente e dopo una attenta valutazione della propria propensione al rischio.*
La crescita dell’interesse di un pubblico più vasto rispetto al passato è legata alla ricerca di potenziali rendimenti più elevati rispetto a quelli generati da asset class come azioni o obbligazioni e al tempo stesso al desiderio di poter beneficiare del successo e della crescita di imprese con conseguente creazione di nuovi posti di lavoro in Italia.
Gli investimenti di Private Equity sono generalmente a lungo termine, con una durata di diversi anni. Ciò può essere adatto per gli investitori che desiderano impegnarsi a sostenere lo sviluppo futuro delle aziende e non cercano profitti immediati. Al tempo stesso si offre accesso a nuove opportunità di investimento che potrebbero non essere disponibili attraverso i mercati pubblici.
* Nel settembre 2019 è stato lanciato il fondo chiuso non riservato di diritto italiano Azimut Demos 1 istituito da Azimut Libera Impresa SGR con un taglio minimo iniziale di sottoscrizione €5.000 sia per la clientela retail sia per la clientela professionale. Si segnala che il fondo è chiuso al collocamento.
Fonti
*Private Equity e Venture Capital. Manuale di investimento nel capitale di rischio, edizione Guerini Next;
**McKinsey Global Private Market Review 2023;
***Studio Aifi e Mindful Capital Partners, giugno 2023.